Marco è un ragazzo felice. Si è sposato ed è rientrato da poco dal viaggio di nozze, giusto in tempo per iniziare a prendere servizio presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino che lo ha assunto una volta ottenuta la laurea in Medicina. La vita gli sorride. O almeno così sembra, perchè in una tragica mattina di ottobre, il giovane chirurgo si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato: mentre si sta recando al lavoro in motocicletta, un’automobile invade la carreggiata e lo colpisce in pieno.
Il braccio si spezza, l’anca ne risente, ma il vero problema sono le gambe.
“Dottore, non le sento, non sento niente…”.
La diagnosi è infausta: paraplegia completa.
Marco è a un bivio. Può affondare o reagire. Sceglie la seconda strada.
Inizia un lungo percorso di riabilitazione all’Unità Spinale, sorretto dall’amore di Samanta, moglie e infermiera. Si aggrappa a tutto ciò che gli dà energia; la famiglia, il lavoro, lo sport.
Ha sempre amato il nuoto, perché abbandonarlo?
In fondo Paolo Anibaldi, da sempre un suo riferimento, ha ragione: “La disabilità rende la vita più faticosa, ma non deve imperdirci di realizzare i nostri sogni”. Anch’egli è chirurgo. Ed è paraplegico dall’età di 17 anni.
I due si incontrano.
“Dottore, ma come fa a operare?”.
“Con questo”.
Anibaldi gli mostra un meccanismo che ha inventato, un esoscheletro che gli permette di lavorare in posizione eretta.
Marco si illumina. Ma ancora non basta. Gli serve una carrozzina verticalizzabile. Contatta due tecnici delle Officine Ortopediche Maria Adelaide. Il sogno diventa realtà.
Due anni dopo l’incidente, è di nuovo in sala operatoria.
Oggi, padre dei gemelli Mattia e Lorenzo, si gode la famiglia e i successi che nel frattempo ha conquistato anche come nuotatore paralimpico: la medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Funchal del 2016, il quarto posto alla Paralimpiade di Rio 2016 e l’argento ai campionati Europei di Dublino 2018.
Oggi, a dieci anni di distanza dal giorno che ha cambiato per sempre la sua vita, Marco Dolfin è una ispirazione per tanti.
In un momento storico in cui stiamo lottando per ripartire e riprenderci la nostra quotidianità, è un messaggio di cui abbiamo davvero bisogno.
Damiano Montanari
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