Sveva, un sorriso è per sempre

La vita è come una pallina rimbalzina: per quanto tu faccia attenzione, non sai mai che direzione può prendere. Allora non ti resta che seguirne la traiettoria, vedere dove ti porta e poi andare a recuperarla, sempre con il sorriso. Perché il sorriso è una cosa tremendamente seria e ha una potenza pazzesca. Sveva lo ha sempre saputo. E lo sanno anche i suoi genitori, Paolo e Marta.

La loro storia si intreccia da bambini. Abitano vicini nel quartiere Poggi Paese di Trieste, frequentano la stessa classe di catechismo, la stessa scuola, lo stesso campetto da basket: è il luogo dei sogni, incastonato tra palazzoni di sette piani e sguardi più o meno distratti dei passanti.

Quello di Paolo si sofferma spesso su Marta. “Ho un ricordo nitido di quando avevamo otto anni – racconta lei -. Mi aveva rubato una pallina rimbalzina e mi arrabbiai moltissimo”. Forse perché in realtà le aveva già rubato anche il cuore.

La pallina rimbalzina

L’amicizia cresce assieme alle ore trascorse ai piedi di un canestro, più affascinante delle onde del mare; il sole che si sdraia al tramonto, in fondo, è come il pallone che entra morbido nel cesto accarezzando la retina. Una volta, un’altra e poi un’altra ancora. Il tempo si ferma, nasce l’amore.

Il regalo di fidanzamento di Paolo è la più dolce dichiarazione di scuse: una pallina rimbalzina! Che questa volta porta i baci ad allargarsi in un sorriso destinato a durare per sempre; sì, finchè morte non li separi.

Marta Bassi e Paolo Piattelli sono felici. A lei non pesa avere lasciato l’Interclub Muggia in A2, voleva una famiglia; a lui piace continuare a giocare in C1 con la Servolana Trieste, è con la donna che ama; sono playmaker per passione, sposi per vocazione, nati per stare insieme.

La famiglia si allarga con Leonardo, poi arriva Sveva, una forza della natura. Corre, si diverte, scherza, spinta da una energia inesauribile. Sorride. Ha coraggio da vendere; quando decide di fare una cosa, è inarrestabile. A quattro anni e mezzo si tuffa da sei metri di altezza, anche se il suo grande amore è la pallacanestro; come il fratello gioca nel Basket Trieste.

Sveva schiaccia a canestro

Il 16 maggio del 2017 nasce Greta, la sorellina, per la tripla perfetta di Paolo e Marta. Non potrebbero chiedere di più.

La famiglia Piattelli unita in un abbraccio pieno di amore

Ma la vita è una pallina rimbalzina, spesso imprevedibile, a volte spietata.

Sveva ha la febbre. Le sale fino a 38.5° nel pomeriggio e scende da sola, ma sono due settimane che va così. “Sarà un virus”, il pediatra non ha dubbi. Paolo, che nel frattempo ha abbracciato il rugby come pilone, conquista la promozione in Serie B con la Venjulia. Alla festa serale c’è anche Sveva, corre, scherza, si diverte, anche se è un po’ stanca, forse perché alla mattina ha partecipato a una corsa di otto chilometri. Durante la notte la piccola guerriera si sveglia piangendo dal dolore. E’ la prima volta nella sua vita. Paolo e Marta corrono in ospedale. Gli esami sono di routine, dai, magari non è niente.

Sedetevi.

C’è una pallina. E non è rimbalzina. E’ di dieci centimetri, è attaccata ad un rene e ha già mandato in circolo nel sangue tante altre palline, una cinquantina. Il neuroblastoma è feroce nel creare metastasi, soprattutto in una bambina di sette anni.

E’ impossibile.

Marta prende la parola: “Noi vogliamo aggiungere vita ai giorni, non giorni alla vita. C’è un solo bambino in queste condizioni che ce l’ha fatta?”.

“Sì, c’è un protocollo da seguire, non è un estremo tentativo”.

“Allora procediamo”.

E’ il 10 maggio 2018 e il mondo si ribalta. La prima chemio comincia il 16 maggio, il giorno del primo compleanno di Greta. Paolo e Marta non possono più continuare a lavorare, un batterio per Sveva immunodepressa potrebbe essere mortale, la famiglia va in autoisolamento. Leonardo afferra la macchinetta e si taglia a zero i capelli: la sorella, che ama con tutto il cuore, non si dovrà mai sentire diversa, neanche per un momento. Poi guarda in faccia i genitori, con occhi pieni di dolore e determinazione: “Il mio rene è troppo grande per Sveva?”. La battaglia è cominciata.

Paolo e Marta

Marta e Paolo combattono in prima linea. “E’ come se a una persona abituata a stare in pantofole avessero telefonato una sera dicendo che la mattina dopo avrebbe dovuto affrontare una maratona. Senza neanche un punto di ristoro”.

Ci pensa Sveva a regalarlo ai genitori, ogni volta che sorride. Forte, tenace, anche quando deve ingurgitare ventitrè pastiglie al giorno. All’inizio sono otto cicli di chemio in due mesi, una quantità potenzialmente letale per un adulto, poi servono la radioterapia e l’autotrapianto. Ma Sveva non piange, anzi, si preoccupa per gli altri bambini.

“Mamma, perché non sorridono?”.

Va trovato un senso, anche se questa cosa, un senso non ce l’ha.

“Vedi Sveva, sei un po’ come Hermione in Harry Potter e questa “pallina” è come Voldemort. Per sconfiggere lei e le altre palline, i Mangiamorte, servono delle pozioni speciali”.

Sveva estrae la sua bacchetta come i suoi amici di Grifondoro

Ogni infermiera si trasforma in un personaggio, per Sveva è come un gioco, amorevolmente pianificato da Marta e Paolo. Per questo i ricoveri improvvisi a causa delle infezioni insorte proprio non le vanno giù.

Nell’agonia la famiglia spalanca le porte del cuore e viene travolta da “un amore imbarazzante”.

I messaggi di solidarietà si moltiplicano, il campione di rugby Martin Castrogiovanni, i giocatori della Pallacanestro Trieste, l’ashtag #iotifosveva, lanciato da Maurizio Pribaz, allenatore di mischia della squadra di rugby di Paolo, raggiunge tutti.

“Mamma, ma io sono famosa?”.

“Sì”.

“Perché tutti mi dicono di non mollare?”.

“Perché tu non perda il tuo sorriso”.

“E come potrei mollare con così tanti tifosi?”.

Non lo fanno neanche Marta e Paolo, un anno senza stipendi. Si muove la Pallacanestro Trieste, con l’ex presidente Gianluca Mauro e il dirigente Mario Ghiacci. Diteci cosa vi serve, noi provvederemo. Nessuna colletta. Ma come? Nessuna colletta.

L’associazione Agmen contribuisce, 500 euro in quattro mesi, i risparmi si stanno esaurendo.

Sveva con Spiderman

Però dopo duecento giorni di ricovero in un anno il tumore è in completa remissione, lo hanno detto i medici. Forse è merito anche di Spiderman, che Sveva ha mandato agli altri bambini perché tutti devono essere felici, o di Paolo, che con centoventi chili di amore sulle gambe si improvvisa ballerino e si traveste da coniglietto pasquale.

Sveva e Paolo, “coniglietti pasquali”

Dai, che forse la pallina rimbalza bene… O forse no…

“Mi dispiace. Non c’è più niente da fare”.

“Neanche l’1% di possibilità?”.

“No”.

“Allora basta”.

I primi di settembre presentano il conto.

“Mamma, ho capito perché mi è capitata questa roba. Perché io sopporto tutto, un’altra bambina si sarebbe messa a piangere”.

A salutare Sveva il 30 arriva anche il sosia di Jack Sparrow, il pirata coraggioso, per l’ultima avventura.

“Mamma, sono la bambina più felice del mondo”.

No, non è finita, non così. Nasce l’associazione #IotifoSveva, forte come la piccola guerriera, così forte da far cambiare il regolamento alla FIP: sabato 19 ottobre la Pallacanestro Trieste diventa “Sveva Trieste” per un giorno e in un palasport pieno lo spirito della trottolina di Marta e Paolo scende in campo contro Brescia, con i tifosi di entrambe le squadre a sostenerne il ricordo.

Sveva corre felice verso il canestro

La domanda, apparentemente semplice, di una sconosciuta indica la rotta:

“Cosa aveva Sveva di tanto speciale?”.

“Il sorriso”.

Una cosa seria, molto seria, con una potenza pazzesca, generatrice, salvifica.

“Il sorriso di un bambino oncologico e della sua famiglia sono il famoso punto di ristoro della maratona. L’associazione #IotifoSveva lavora per questo”.

Un cinema svuotato per una bambina che non sorrideva da un anno e mezzo, un servizio fotografico per un’altra che ce l’ha fatta.

La vita rimbalzi pure dove vuole. L’amore è come un sorriso: non ha direzione, ti riempie il cuore e dura per sempre.

Un sorriso è per sempre

Damiano Montanari

(C) Riproduzione riservata

8 commenti su “Sveva, un sorriso è per sempre”

  1. La prima volta che partecipammo al lancio dei peluche all’allianzdome, noi non ne avevamo nenache uno e sveva….. Ne ha dati alcuni dei suoi ai miei figli affinche anche loro potessero lanciarli e contribuire…. I miei figli me lo ricordano spesso e non si dimenticheranno mai di questa splendida e generosa bimba…
    Ho pianto dall’inizio alla fine… Non c’è altro da dire…

  2. Conosco Paolo e Marta da quando erano bambini, quel sorriso forte e disarmante al tempo stesso, Sveva l’ha ereditato da loro, ampliandolo e regalandolo a tutti noi. Prendiamo esempio! Ciao piccola grande guerriera❤️

  3. Sveva,una bimba con un sorriso ed una forza contagiosi, i suoi genitori 2 splendide persone, sempre in prima linea per aiutare chi ne ha bisogno. #IotifoSveva# un’associazione con idee bellissime, grazie di esserci!!!! Pianto dall’inizio alla fine dell’articolo ❤❤

  4. Il ricordo di questa dolcissima bambina che ho nel cuore,sono i suoi vivissimi occhi divertiti a guardare il papà, in pullman,di ritorno da una vittoriosa trasferta,festeggiante assieme a tutti gli altri la sua nomina a “men of de match”
    Dolce Sveva….
    Daniela

  5. Pingback: La Storia di Sveva e della sua famiglia su LOGSTORIES

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